Aggiornamento — 10 dicembre ore 22.50
Le prime notizie di stampa confermano che l’ipotesi dei debiti formativi è ora sul tavolo del Ministero. Secondo quanto riportato, potrebbero entrare in graduatoria anche gli studenti che non hanno raggiunto tre sufficienze tra primo e secondo appello, con l’obbligo di recuperare i crediti mancanti entro febbraio.
Si tratterebbe di un intervento coerente con quanto anticipato dalla ministra Bernini in Parlamento — il famoso riferimento ai “sei mesi” — e perfettamente compatibile con il meccanismo previsto dalla delega legislativa, che consente correttivi entro il 2026.
In attesa della graduatoria nazionale, questo scenario rappresenta la modifica più concreta finora emersa.
Si è svolta questa mattina la seconda prova del semestre aperto di Medicina, rivolta a coloro che non avevano raggiunto la sufficienza in uno o più esami del primo appello (tenutosi il 20 novembre) oppure avevano deciso di rifiutare il voto ottenuto per tentare di migliorarlo.
A questo link è possibile scaricare le tre prove con le risposte corrette dal team di Alpha Test.
La sessione si è svolta simultaneamente in tutte le sedi universitarie aderenti alla riforma. Entro questa sera saranno caricate online le prove svolte, complete di correzioni, così da permettere ai candidati di consultare i quesiti e le soluzioni (in seguito verrà fornito il link diretto). Nel frattempo cresce l’attesa per i risultati definitivi: entro Natale è prevista la pubblicazione della graduatoria nazionale che determinerà chi potrà proseguire gli studi in Medicina dal prossimo semestre. Tutto così chiaro? Insomma.
Valanga di bocciati al primo appello e posti a rischio "scopertura"
Il bilancio del primo appello si è rivelato nettamente peggiore del previsto. In base ai dati finora emersi, soltanto tra il 10% e il 15% dei circa 50 mila partecipanti al primo appello è riuscito a superare tutti e tre gli esami (Chimica, Fisica e Biologia) previsti dal semestre aperto. Per accedere alla graduatoria nazionale, infatti, la riforma imponeva di ottenere almeno 18/30 in ciascuna delle tre prove. Questo significa che, dopo la prima tornata di test, si stimava che appena 5.000-7.500 studenti fossero risultati idonei, a fronte di 19.707 posti disponibili nelle facoltà statali di Medicina. Numeri molto lontani dal coprire tutte le immatricolazioni possibili.
Il secondo appello del 10 dicembre – aperto a chi non aveva sostenuto le prove di novembre o aveva esito insufficiente, ma anche a chi ha scelto di ripetere uno o più esami – è dunque cruciale per tentare di colmare questo divario. Grazie a questa seconda chance, migliaia di aspiranti medici hanno provato a migliorare i propri punteggi o a recuperare le insufficienze. Resta ora da vedere quanti di loro avranno raggiunto la soglia minima in tutte le materie, e soprattutto se il totale degli idonei basterà a riempire tutti i posti messi a bando. Il rischio concreto, ventilato da più parti dopo il “tonfo” del primo appello, è che neppure con il recupero di dicembre si raggiunga la quota di candidati necessari a occupare tutte le disponibilità. In altre parole, il numero di studenti in posizione utile in graduatoria potrebbe risultare inferiore ai posti a disposizione negli atenei.
La ministra dell’Università Anna Maria Bernini, promotrice della riforma, in un primo momento ha minimizzato queste preoccupazioni. Commentando a caldo i risultati del 20 novembre, Bernini aveva assicurato pubblicamente che “la cosa importante è che i posti saranno tutti coperti”. Tuttavia, con l’evidenza dei dati alla mano e migliaia di bocciature inattese, il dibattito si è acceso e il Governo sembra ora prendere atto delle criticità emerse.
L’ipotesi dei “debiti formativi”: il Governo smentisce se stesso?
La normativa alla base del semestre aperto – prevista da una delega legislativa del 2022 e attuata dal decreto ministeriale n. 418/2025 – è chiara nel fissare paletti rigorosi: l’ammissione al secondo semestre è subordinata al superamento di tutti gli esami del primo semestre e al collocamento in posizione utile nella graduatoria di merito nazionale. In altri termini, la riforma originaria stabilisce che chi non consegue tutte le sufficienze al primo semestre non può proseguire a Medicina. Tale meccanismo a “tagliola” doveva garantire che solo gli studenti effettivamente preparati (e meglio classificati) accedessero al prosieguo degli studi, mantenendo però il numero programmato complessivo.
Ora, di fronte alla prospettiva concreta di posti scoperti e al malcontento montante (oltre 6.000 ricorsi sarebbero già stati presentati dopo il primo appello), il Governo sembra pronto a rivedere i propri passi. Ieri la ministra Bernini, riferendo in Parlamento sulla vicenda, ha lasciato intendere un possibile cambio di rotta.
«Siamo solo al primo tempo di una procedura che si svolge in tre tempi. Domani ci sarà il secondo appello, entro Natale ci sarà la graduatoria e poi lo spalmo di tutti i partecipanti al semestre aperto all’interno della graduatoria. (…) Settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio, febbraio. Il semestre finisce a febbraio con l’assegnazione dei debiti formativi», ha dichiarato la ministra.
Con queste parole, Bernini ha di fatto aperto all’introduzione di “debiti formativi” al termine del semestre filtro – un’eventualità non prevista dalla riforma iniziale. In pratica, ciò significherebbe eliminare l’obbligo di aver superato tutti gli esami per poter continuare: gli studenti che dovessero rimanere indietro in una materia potrebbero comunque essere ammessi al secondo semestre di Medicina, portandosi dietro un “debito” (ossia l’esame non superato, da recuperare in seguito). Si tratterebbe di una modifica sostanziale, in palese contraddizione con la lettera d) della legge delega originaria e con lo spirito meritocratico sbandierato nella fase di lancio del semestre aperto.
La legge di riforma concede al Governo un anno di tempo (fino al 2026) per eventuali correttivi tramite decreti. La possibilità di intervento normativo esiste dunque, e le parole della ministra suggeriscono che Palazzo Chigi stia seriamente considerando di esercitarla. Del resto, l’obiettivo politico ora è evitare a tutti i costi l’immagine di un flop: lasciare centinaia o migliaia di posti di Medicina non assegnati – ironicamente, proprio nell’anno in cui si era annunciato il “numero aperto” con un massiccio aumento di posti disponibili – sarebbe difficile da giustificare.
Al tempo stesso, una retromarcia sul requisito delle sufficienze piene solleva nuovi interrogativi. Una parte del mondo accademico e delle associazioni studentesche critica l’eventuale abbassamento dell’asticella, vedendolo come un rattoppo last-minute che snatura la selezione e smentisce quanto affermato finora dal Ministero. “I debiti formativi si mettono alle superiori. All’università, se non passi un esame, non lo passi e basta”, commenta amaramente qualcuno sui social, riassumendo il sentimento di chi ritiene che la riforma stia procedendo in modo confuso.
Attesa per la graduatoria nazionale di Natale
Non resta che attendere il responso della graduatoria nazionale, previsto entro il 23 dicembre. Sarà quella lista – ordinata in base ai punteggi ottenuti nei tre esami – a stabilire chi potrà immatricolarsi al secondo semestre di Medicina nelle varie sedi (fino a concorrenza dei posti disponibili). In parallelo, ciascun candidato ha già indicato un corso di laurea affine (Biologia, Chimica, Biotecnologie, Farmacia, Professioni sanitarie, ecc.) cui è iscritto “in parallelo” sin dal primo semestre. Gli studenti che non rientreranno nei posti di Medicina potranno proseguire gli studi in questi corsi alternativi, con la possibilità di vedersi riconosciuti i crediti ottenuti durante il semestre aperto.
La partita però è ancora aperta. Se davvero il Ministero procederà a modificare le regole introducendo i debiti formativi, anche coloro che non hanno superato tutti gli esami potrebbero sperare di rientrare in graduatoria ed essere ammessi con riserva. Uno scenario impensabile fino a poche settimane fa, indice del clima di incertezza e nervosismo che circonda questa inedita modalità di accesso a Medicina. Nel giro di pochi mesi, il Governo rischia di dover correggere il tiro su una riforma presentata come rivoluzionaria, pur di evitare il fallimento nell’obiettivo principale: riempire tutti i posti disponibili formandovi i medici del futuro.
I prossimi giorni saranno decisivi. Da un lato, migliaia di aspiranti attendono di conoscere il proprio destino accademico attraverso la graduatoria di merito. Dall’altro, si capirà se l’esecutivo confermerà la linea dura iniziale o se opterà per ammorbidire la selezione in corsa. In ogni caso, la vicenda del semestre aperto sta già mostrando le sue fragilità: sia nell’organizzazione delle prove (criticata per irregolarità e differenze tra sedi), sia nella tenuta di un impianto normativo che forse non aveva messo in conto una “ecatombe” di bocciati di queste proporzioni. Come in un percorso ad ostacoli, il traguardo per diventare medico si avvicina per alcuni e si allontana per altri – ma potrebbe anche essere spostato più in là dal legislatore, cambiando ancora le regole del gioco in corsa.
Seguiranno aggiornamenti: non appena disponibile, pubblicheremo la graduatoria nazionale e ulteriori dettagli sulle assegnazioni dei posti (inclusi eventuali provvedimenti sui debiti formativi, se ufficializzati). Nel frattempo, resta alta l’attenzione su questa riforma dall’esito quanto mai incerto, che in pochi mesi ha già visto entusiasmi, polemiche e possibili retromarce. La salute del sistema formativo medico italiano, così come le speranze di migliaia di giovani, sono appese a una manciata di numeri e a decisioni ministeriali dell’ultima ora. L’auspicio generale è che, al di là delle polemiche, si riesca a garantire un accesso equo ed efficiente ai corsi di Medicina – senza sacrificare né il merito né il futuro professionale di tanti aspiranti camici bianchi.









